Disturbi trattati

Ansia

Etimologicamente ansia ed angoscia derivano dalle radici indoeuropee angh ( stringo), angù ( stretto, angusto) e angos ( angustia) ad indicare uno stato sofferenza dell'animo umano.

Il termine angoscia viene solitamente usato come sinonimo di ansia sebbene si tende a connotare l’angoscia come uno stato di ansia particolarmente accentuato.

L’ansia è un’emozione universale ed è una parte necessaria della risposta dell’organismo alle situazioni stressanti. Pertanto l’ansia non sempre è patologica. In pratica: se ci troviamo difronte un cane che ringhia, sicuramente, proveremo un’ansia improvvisa e acuta che attiverà i nostri meccanismi di sopravvivenza che ci aiuteranno ad uscire dalla situazione facendoci magari salire su un albero. Se però alcune settimane dopo qualcuno ci nomina il luogo dove l’incontro con il cane è avvenuto e ci prende un attacco di panico, tanto che ci dobbiamo sdraiare, la nostra risposta è chiaramente non adeguata e l’ansia quindi patologica.

L’ansia è un affetto, per quanto sgradevole, di comune riscontro in vari momenti e situazioni di vita umana. Può costituire una normale risposta fisiologica di fronte a condizioni obiettivamente difficili o particolari e consente l’attivazione d’iniziative e comportamenti utili all’adattamento. È considerata patologica quando disturba il funzionamento psichico determinando una limitazione delle capacità e della vita dell’individuo. Spesso dotata di una sua autonomia si può presentare senza alcuna correlazione con apparenti cause esterne scatenanti ma con un’intensità tale da provocare un notevole grado di sofferenza che perdura nel tempo e che può portare l’individuo a comportamenti di difesa che limitano la propria esistenza (comportamenti di evitamento/ rituali).

Va distinta dalla paura che è invece una risposta emozionale ad una minaccia reale che viene riconosciuta come tale dall’individuo.

Potremmo dire quindi che l’ansia patologica è un campanello dall’arme lanciato dall’Io che avverte di un pericolo che va individuato. L’ansia si associa inoltre ad un sentimento di incertezza, d’inquietudine, d’impotenza, di attesa affannosa di un pericolo imminente ed è priva di un oggetto scatenante o meglio questo non viene chiaramente riconosciuto dall’individuo. È pertanto l’espressione di un conflitto interno che è importante indagare per poi rielaborarlo. Questi sentimenti poi sono accompagnati da correlati somatici come iperventilazione, tachicardia, cefalea, innalzamento della pressione, iperfunzione gastro enterica, tensione muscolare, irrequietezza, tremori e disorganizzazione comportamentale.


I disturbi d’ansia si distinguono in:

  • DISTURBO DI PANICO
  • ANSIA PER I LUOGHI APERTI O PUBBLICI (AGORAFOBIA)
  • FOBIA SPECIFICA
  • FOBIA SOCIALE
  • DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO
  • DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS
  • DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO
Disturbi somatoformi

Il termine somatoforme deriva dal greco “soma” (fisico, coro) e dal latino “forma” ( forma o aspetto) e viene riferito a quel tipo di disturbi che, pur presentando manifestazioni di tipo  fisico, non dipendono da cause organiche ma psicologiche. 

Già dall’etimologia della parola è facile comprendere come mente e corpo, psiche e soma, pur essendo considerate  entità separate, si presentano strettamente collegate,  interdipendenti e in grado di influenzarsi reciprocamente. Psiche e soma quindi, formano un unico sistema integrato ed influenzato da fattori biologici, sociali e psicologici.

I disturbi psicosomatici si presentano come quei disturbi caratterizzati da sintomi fisici che fanno pensare ad una condizione medica generale e che invece non sono giustificati da una condizione medica ovvero, alla base di tali sintomi non vi è origine organica ma psichica. Lo spostamento del problema dalla psiche al corpo avviene presumibilmente perché, per l’individuo è più facile accettare un disturbo di natura fisica anziché psicologica. Inconsapevolmente quindi si preferisce “spostare”, trasferire sul corpo o su parte di esso ciò che è difficile affrontare direttamente. Il disturbo in questo modo viene trasformato in qualcosa che si può affrontare dall’esterno con una cura, un farmaco, un intervento medico, evitando così i vissuti emotivi che possono essere alla base della manifestazione fisica.

Il sintomo creato dalla mente può essere considerato come una protezione ovvero, un compromesso che consente la creazione di un equilibrio atto a preservare l’individuo da un dolore psicologico molto elevato. Infatti, spesso il disturbo psicosomatico si manifesta come modalità reattiva in concomitanza con eventi negativi legati ad un conflitto con  importanti persone di riferimento o una perdita, rispetto al quale il soggetto stesso inconsapevolmente si censura. In questo caso quindi il soggetto esprime il proprio disagio attraverso il corpo ovvero, mette in atto un tentativo inconsapevole di gestire una situazione di conflitto utilizzando l’organismo o parti di esso. Proprio per queste caratteristiche (p.e. essere una risposta adattiva ad eventi stressanti) la somatizzazione di per sé non è necessariamente una patologia. Infatti, si parla di veri e propri disturbi quando l’intensità e la frequenza con la quale questi tipi di risposta divengono talmente preponderanti da generare una significativa compromissione del funzionamento di una persona e quindi quando creano un eccessivo ricorso all’assistenza sanitaria o quando il problema diviene invalidante. Le caratteristiche principali presentate da soggetti affetti da disturbo somatoforme sono: continue lamentale circa il proprio stato fisico e preoccupazione somatica. Coloro che ne soffrono spendono moltissimo tempo in visite mediche ed accertamenti diagnostici. I disturbi psicosomatici si distinguono in: Disturbo di Somatizzazione; Disturbo Algico (da dolore Psicogeno); Disturbo Somatoforme indifferenziato; Disturbo di Conversione (Isteria); Disturbo di Dismorfismo corporeo; Ipocondria.

DISTURBO DI SOMATIZZAZIONE:

E’ una sindrome cronica caratterizzata da molteplici sintomi somatici che non hanno cause di tipo organico e quindi non possono essere adeguatamente spiegati sulla base dell'esame obiettivo o di esami di laboratorio; è associato ad un importante disagio psichico ed a compromissione del funzionamento sociale o lavorativo. Il soggetto che ne soffre riferisce una molteplicità di sintomi fisici ( dolori gastrointestinali, sessuali, cardiaci) che si protraggono da anni.

Nel raccontare la propria storia clinica si osserva come i pazienti con Disturbo di Somatizzazione siano vaghi ed imprecisi e tendano a descrivere i propri sintomi in maniera drammatica, amplificata, esagerata, stressata   utilizzando un lessico vivido e colorito. La sintomatologia presunta viene narrata in modo temporalmente sconnesso ovvero, con confusione e scambio temporale tra i sintomi passati e quelli attuali. Spesso il Disturbo di Somatizzazione è accompagnato da sintomi ansiosi e da umore depresso. A differenza dell’Ipocondriaco, chi è affetto da Disturbo di Somatizzazione, avverte  il dolore come reale e non ansia o paura che derivano dalla convinzione di avere qualche cosa di doloroso o di poterlo contrarre in futuro. Ciò che contraddistingue questo disturbo è il pensiero di avere qualche disturbo fisico risolvibile con l’utilizzo di farmaci appropriati prescritti dai medici consultati. Pertanto, i soggetti con Disturbo di Somatizzazione, escludendo a priori che la causa possa essere psicologica,  non si risolvono all’incontro con uno psicologo o con uno psichiatra.

Tra i vari disturbi lamentati possiamo annoverare: respiratori: tosse, affanno, sensazione di soffocamento; muscolari: dolore, tensione, affaticamento, rigidità, crampi; cardiovascolari: aritmia, tachicardia; gastrointestinali: dolore addominale, nausea, stipsi, diarrea, gonfiore; urogenitali: difficoltà di minzione, bruciore, contrazione, difficoltà sessuale, perdita di desiderio sessuale;

dermatologici: eruzioni, macchie, prurito, ipersensibilità cutanea;

vari: stanchezza, senso di tensione;

v neurologici: amnesia, perdita di orientamento, difficoltà di concentrazione, emicrania, difficoltà di coordinazione e di equilibrio, paralisi.

Il Disturbo di Somatizzazione può essere associato o può dare luogo alla  comparsa di Problematiche Paranoidi E/O Ossessivo-Compulsive, così come  a Depressione, Fobia, Ansia Generalizzata e/o Abuso di Sostanze e  Dipendenza Da Sostanze.

DISTURBO ALGICO (dolore Psicogeno)

Il l termine dolore psicogeno sta ad indicare un tipo di  dolore di natura psicosomatico maggiormente riscontrabile in soggetti con carattere ansioso ed emotivo o che vivono situazioni di stress. È un dolore che si auto perpetua e dura a lungo anche quando è superato l'evento scatenante.  La sua caratteristica principale è quella di essere un dolore nocicettivo indotto da una causa psichica e di presentarsi sotto diverse forme: cefalea tensiva, emicrania, dolori miofasciali acuti, spasmo muscolare indotto da uno stato di ansia.

Il Disturbo Algico è definito dalla presenza di dolore che è "l'oggetto principale dell'attenzione clinica” e  la lamentela per la quale il soggetto si rivolge al medico. In questo disturbo, il  dolore, che non viene completamente spiegato da un'affezione medica non psichiatrica o neurologica, diviene  l’espressione di disagio psicologico e viene utilizzato dal soggetto per comunicare un proprio malessere interiore particolarmente importante. I fattori psicologici svolgono un ruolo importante nel disturbo il cui  Il sintomo principale è il dolore, in uno o più distretti anatomici. I sintomi di dolore sono associati a disagio emotivo e a limitazione del funzionamento sociale e lavorativo.

La teoria psicodinamica ritiene che i pazienti che avvertono nevralgie e dolori riferiti al proprio corpo senza un'adeguata causa fisica identificabile, potrebbero simbolicamente esprimere un conflitto intrapsichico attraverso il corpo ad esempio, potrebbero inconsciamente considerare il dolore come espressione di debolezza e qualcosa che manca di legittimità. Spostando il problema al corpo, essi possono ritenere di avere una legittima rivendicazione per il soddisfacimento dei loro bisogni di dipendenza.

Le persone che presentano un  Disturbo Algico spesso hanno alle spalle una lunga storia di cure mediche, chirurgiche,  consulti presso molti medici e richiesta di numerose terapie. La loro peculiarità è quella di  essere particolarmente insistenti nella ricerca di interventi chirurgici e completamente coinvolti dalla preoccupazione per il dolore, riferendosi a esso come fonte di tutte le loro sofferenze. Come gli altri soggetti affetti da Disturbi Somatoformi, anche chi è affetto da Disturbo Algico nega la possibilità che la propria disforia emotiva possa essere dovuta ad altre cause, sostenendo che la propria vita è felice, tranne che per il dolore. In pazienti con disturbo algico il quadro clinico può essere complicato da un disturbo correlato a sostanze, poiché tentano di ridurre il dolore attraverso l'uso di alcool e di altre sostanze.

DISTURBO SOMATOFORME INDIEFFERENZIATO

La caratteristica essenziale del Disturbo Somatoforme Indifferenziato  è la presenza di  un sintomo fisico in aggiunta alla cefalea, che, a seguito di approfondite indagini, non può essere interamente spiegato da una condizione medica generale conosciuta o dagli effetti diretti di una sostanza o farmaco. Qualora esista una condizione medica correlata, il disturbo o la menomazione sono esagerati rispetto a quanto ci si aspetterebbe sulla base dell’anamnesi, dell’esame obiettivo e/o dei reperti di laboratorio. La particolarità di questo disturbo è che in esso, la cefalea, si presenta solamente in associazione al sintomo fisica. Quando il sintomo cessa, la cefalea scompare e non recidiva. il disturbo causa nel soggetto un disagio clinicamente significativo e menomazione nel funzionamento lavorativo, sociale e in altre aree importanti della vita. Per poter parlare di Disturbo Somaforme indifferenziato i sintomi provati dal soggetto devono avere una durata non inferiore a 6 mesi. Tra i disturbi più comunemente associati alla cefalea troviamo:

stanchezza cronica; perdita di appetito; dolore addominale; sintomi genitourinari. Il disturbo Somatoforme Indifferenziato può essere facilmente confuso con il Disturbo di Somatizzazione per questo, è bene tener presente che i due disturbi presentano differenze nel:
  • Numero dei sintomi;
  • Tipo di sintomi;
  • Gravità dei sintomi,
  • il disturbo di somatizzazione è caratterizzato da molteplici sintomi mentre, la caratteristica centrale del Disturbo Somatoforme Indifferenziato è la cefalea in associazione ad uno dei sintomi fisici descritti sopra.

DISTURBO DA CONVERSIONE O ISTERIA DA CONVERSIONE

Il disturbo di conversione o isteria di conversione è un disturbo somatoforme che consiste nella presenza di sintomi causati da un conflitto psichico e convertiti inconsciamente in sintomi con caratteristiche simili a quelle di una malattia neurologica. Il termine isteria denota dunque una psiconevrosi caratterizzata da stati emozionali molto intensi e da attacchi violenti  espressi in maniera  particolarmente teatrale. Nell'immaginario collettivo è sempre stata considerata una malattia appartenente all'universo femminile: il termine stesso deriva dal greco ὑστέρα (hystera), cioè utero. A livello psicodinamico, i primi studi furono effettuati da  da Pierre Janet, Jean-Martin Charcot, Josef Breuer e Sigmund Freud.

Si parla di disturbo di conversione o isteria di conversione in quanto il paziente converte il conflitto psicologico in un'affezione fisica, con perdita di funzioni motorie o sensitive. Infatti, in questo disturbo, il soggetto tende a tradurre e “convertire” in disturbi somatici i propri problemi di natura psicologica. Ovviamente questa conversione non avviene a livello consapevole: ossia il soggetto non si rende conto di quanto sta accadendo. Ad esempio, la presenza di una “paralisi isterica”, ovvero di una paralisi che non ha fondamenti organici ma psicologici, è un sintomo di natura somatica che si manifesta indipendentemente dalla volontà del soggetto. I meccanismi che agiscono come causa dell’io sono a livello inconscio. In modo specifico, il disturbo di conversione è un disturbo dell’affettività che si traduce in sintomo isterico. Un affetto represso e che non può emergere chiaramente a livello di coscienza a causa dei i suoi contenuti angoscianti, può così tradursi in un sintomo che, a livello simbolico, rappresenti il significato profondo del conflitto psicologico ad esempio, la cecità può simbolicamente riferirsi ad un rifiuto di vedere, la paralisi a un rifiuto di camminare o di acquisire una certa autonomia e indipendenza. Sicuramente la correlazione con il valore simbolico dell’organo scelto per la conversione isterica non è sempre così evidente. Infatti, soltanto un’approfondita analisi può portare alla scoperta del significato profondo. In genere sono considerati come sintomi isterici tutti quei disturbi organici che non trovano un riscontro su basi fisiologiche.

Si tratta di disturbi dal difficile inquadramento diagnostico, in quanto possono compromettere il funzionamento di un organo o apparato senza che possa essere accertata alcuna patologia con le metodiche di indagine strumentale. Il fenomeno considerato indicativo dell’isterismo è rappresentato dalla “grande crisi isterica”. Questo fenomeno in realtà, è oggi piuttosto raro. Esso è caratterizzato da un accesso convulsivo simil-epilettico la cui durata può essere superiore ai 10 minuti. Tali sintomi, vengono solitamente messi in scena, in presenza di persone che fungono da spettatori. La  caduta a terra è plateale, ma non vi è mai il rischio di provocarsi lesioni gravi  ogni movimento è un gesto ricco di significati simbolici emotivo-affettivi.

Un’ulteriore forma di isteria è quella dissociativa che si manifesta con una sintomatologia psichica più elaborata. Il concetto di dissociazione, inteso come modificazione dei contenuti mentali (memoria, ideazione, sentimenti e percezioni) che non posso essere vocati a livello conscio, rappresenta il nucleo centrale per capire come i sintomi isterici abbiano origine. Infatti, benché inconsci, tali contenuti mentali possono essere mobilitati in particolari circostanze (ad esempio i sogni e l’ipnosi). I fenomeni di conversione e l’isteria dissociativa possono essere interpretati sia come effetti della dissociazione stessa, sia come scariche a livello cosciente di tratti mentali dissociati più o meno complessi. Inoltre, è bene ricordare che, accanto alle manifestazioni somatiche, nell’isteria sono presenti particolari manifestazioni mentali che si presentano come alterazioni del livello di coscienza. Infatti,  si possono verificare stati crepuscolari ovvero, un ristringimento o un ampliamento della coscienza che può determinare:

episodi di sonnambulismo; fughe isteriche; personalità multiple; stati stuporosi, deliranti e allucinatori. Altri disturbi particolarmente frequenti sono quelli collegati alla funzione mnestica (memoria) che vengono definiti amnesie psicogene e sono rappresentati da:
  • Amnesia anterograda (non ricordare avvenimenti futuri)
    • Ø Amnesia retrograda (dimenticare avvenimenti passati)
    • Ø Lacune .
A livello fisico l’isteria può comportare disturbi nella sensibilità; motilità, Paralisi; Cecità; Sordità; spasmi muscolari, tremori, disturbi della parola, disturbi gastrointestinali e del respiro, ecc

 DISTURBO DA DISMORFISMO CORPOREO

La dismorfofobia (dal greco antico dis – morphé, forma distorta e φόβος, phobos = timore) è la fobia che nasce dall’eccessiva preoccupazione per un difetto nell’aspetto fisico, che può essere totalmente immaginario (ad es., un naso malformato), oppure, se è presente una qualche reale anomalia fisica, la preoccupazione del soggetto risulta essere di gran lunga eccessiva  provocando il desiderio di nascondersi e di sfuggire allo sguardo altrui. L’evitamento delle situazioni sociali può degenerare al punto da portare il soggetto allo sviluppo di una Fobia Sociale o Evitamento Sociale . Chi è affetto dal disturbo da dismorfismo corporeo, tende a focalizzare la propria attenzione  sul difetto stesso sviluppando un pensiero ossessivo difficilmente controllabile. In conseguenza di ciò, il soggetto passa molte ore del giorno a rimuginare attorno al difetto o a porvi rimedio; questo comporta un  impedimento del  normale scorrimento della vita quotidiana e quindi dello svolgimento di attività lavorative, scolastiche e sociali. Il  disturbo di dismorfismo corporeo insorge solitamente in maniera graduale. Infatti, una persona con tale disturbo può avvertire una crescente preoccupazione per una parte del corpo fino al momento in cui si rende conto che tale preoccupazione sta minando il suo funzionamento psicologico. A questo punto il soggetto inizia a  ricercare un aiuto medico o chirurgico per risolvere il presunto problema. Il livello di preoccupazione riguardo al problema non è costante nel tempo. infatti, ci sono periodi in cui esso si manifesta e periodi in cui, al contrario, la vita del soggetto scorre serenamente e senza preoccupazioni. L’alternanza dei periodi dipende dal fatto che esso sia trattato o meno. Se il disturbo non viene trattato divienine infatti, cronico. Durante il colloquio anamnestico, i soggetti con tale disturbo riferiscono di sperimentare un grave disagio per la loro ipotetica imperfezione, descrivendo la propria sensazione come “intensamente dolorosa” o “devastante”. Inoltre, sostengono di non poter controllare la preoccupazione per il difetto. In definitiva quindi, il soggetto è perfettamente cosciente dell’esagerazione della sua preoccupazione ma, nonostante questo, non può impedirsi di provarla. Le principali preoccupazioni di chi soffre di questo disturbo riguardano soprattutto: Viso, soprattutto naso, mento, labbra; Pelle; Capelli; Varie parti del corpo.

IPOCONDRIA

Il termine ipocondria deriva dal greco ὑποχόνδρια, composta dal suffisso ὑπο= sotto e χόνδριος= cartilagine del diaframma costale, a indicare un malessere, noto già in epoca antica, che si riteneva localizzato nella fascia addominale. L’ ipocondria si riferisce quindi, alla preoccupazione eccessiva e infondata di una persona riguardo alla propria salute, con la convinzione che qualsiasi visita medica di routine possa rivelare qualche patologia. Chi soffre di ipocondria viene detto ipocondriaco o, nel linguaggio comune, malato immaginario.

L’ipocondria è quel disturbo psicologico la cui  sintomatologia dominante può essere sintetizzata in cinque condizioni principali:

Presenza di sintomi fisici solitamente multipli, talvolta estremamente specifici ma, a volte, vaghi ed imprecisi;

Preoccupazione rivolta al proprio corpo, relativamente a temi di salute e malattia accompagnati da sintomi fisici;

Paura di essere affetti da una seria  malattia oppure, timore di poterla contrarre;

Sospetto oppure certezza che una malattia seria sia già in corso;

Riluttanza alla rassicurazione medica circa lo stato sano di salute;

Ricerca di costante rassicurazione medica circa la propria sanità fisica operata attraverso continue visite specialistiche ed approfonditi esami medico/diagnostici.

Da quanto esposto sopra appare chiaro che le paure ipocondriache sono di due tipi:

  •  paura di avere una malattia;
  •  paura di poter contrarre una malattia in futuro.

Il paziente può nutrirle entrambe perché entrambe associate alla paura della morte. Inoltre, egli può  spaventarsi o entrare in ansia sia quando è esposto a stimoli che ritenga correlati alle malattie quali sensazioni corporee o altri cambiamenti somatici, sia quando è esposto a informazioni relative alle malattie come programmi medici televisivi. Appare anche appropriato operare una  distinzione tra le due forme di paura in quanto esse posso determinare delle reazioni comportamentali diverse ovvero:

  • la ricerca di rassicurazione e la conseguente ricerca di accertamenti medico diagnostica legata alla paura di aver già in atto la malattia. In questo caso la modalità comportamentale adottata può portare il soggetto ad interpretare il ruolo di “malato” e  vivendosi come invalido, arrivare ad  evitare sforzi occupazionali o responsabilità personali. Il rapporto con i medici può risultare profondamente compromesso nel caso in cui la persona ipocondriaca senta che il proprio medico non è in grado di spiegare in maniera soddisfacente i suoi sintomi e di trattarli. Questo può condurre a quello che è stato definito “doctor shopping” ovvero una continua girandola fra medici nella speranza di trovare aiuto
  •  l’evitamento e la fuga legata alla paura di poter contrarre una malattia. Questo comportamento caratterizza i soggetti che  evitano ospedali, persone che appaiano malate, o limitare contatti con persone esposte alle malattie come medici e infermieri. Inoltre, potrà altresì evitare tutto ciò che ha a che fare con la malattia quali quotidiani, riviste, programmi televisivi e così via, comprese le indagini mediche di routine a fini preventivi. Il paziente talvolta ricorre a varie forme di auto-diagnosi e di auto-trattamento riducendo i contatti con il sistema sanitario.

Affinchè divenga possibile parlare di ipocondria è però indispensabile che si verifichino una serie di circostanze ovvero:

Che l’intensità della manifestazione dei sintomi sia eccessiva e sproporzionata rispetto al reale rischio medico in atto;

Che il disturbo danneggi il funzionamento sociale o occupazionale;

Che il disagio sia fonte rilevante di disagio interiore.

Fra i sintomi specifici più comuni possiamo trovare:

  • dolore localizzato;
  •  problemi intestinali ;
  • sensazioni cardio-respiratorie (ad es. l’oppressione al petto).