Disturbo di Conversione

La caratteristica essenziale del Disturbo di Conversione è la presenza di sintomi o di deficit riguardanti le funzioni motorie volontarie o sensitive, che farebbero pensare ad una condizione neurologica o un’altra condizione medica generale.

Per Conversione si intende la funzione psichica che consente di trasformare un conflitto intrapsichico in un sintomo somatico. Tale trasformazione avviene in modo inconscio, non è intenzionale e non è sottoposta la volontà del soggetto. 

I sintomi di Conversione riguardano il funzionamento motorio volontario o sensitivo e per questo motivo vengono definiti “pseudo-neurologici”. Questi sintomi, però, non hanno alla base un danno organico. 

I sintomi non sono prodotti o simulati intenzionalmente e non devono essere spiegati da una condizione medica generale o da l’uso di una sostanza.

Infine, il sintomo causa un significativo disagio o malessere al soggetto e la menomazione nel suo funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti, oppure richiede attenzione medica.

I sintomi e deficit motori comprendono:

  • Alterazioni della coordinazione e dell’equilibrio
  • Paralisi o ipostesia localizzate, cioè indebolimento del tono muscolare o nervoso
  • Afonia, cioè perdita della voce
  • Difficoltà di deglutire o sensazione di nodo alla gola
  • Ritenzione urinaria

I sintomi o deficit sensitivi comprendono:

  • Perdita della sensibilità tattile o dolorifica
  • Diplopia, visione doppia
  • Cecità
  • Sordità
  • Allucinazioni
  • Attacchi epilettiformi o convulsioni.

La diagnosi di un Disturbo di Conversione dovrebbe essere fatta solo dopo che sia stata condotta una indagine medica completa, al fine di escludere una condizione neurologica o medica generale.

I sintomi di Conversione tipicamente non corrispondono all’alterazione di nessuna struttura anatomica o meccanismo fisiologico conosciuti, ma seguono piuttosto l’idea che il soggetto si fa di una condizione patologica. Quindi, ad esempio, una paralisi può comportare l’incapacità di eseguire un particolare movimento o di muovere una intera parte del corpo, piuttosto che presentare un deficit corrispondente alle caratteristiche dell’innervazione motoria.

I sintomi di Conversione sono spesso incoerenti. Una estremità paralizzata potrà essere mossa inavvertitamente nel vestirsi o quando l’attenzione è diretta altrove. Se piazzato sopra la testa e rilasciato, un braccio paralizzato tenderà a mantenere per un po’ la posizione e a cadere quindi a lato, invece che colpire la testa. A volte si rivela una forza insospettata nei muscoli antagonisti, un normale tono muscolare e riflessi intatti. Le difficoltà di deglutizione saranno uguali per i liquidi e per i solidi.

Si dovrà usare, dunque, molta cautela seguendo questi suggerimenti, in quanto, la conoscenza dei meccanismi anatomici e fisiologici è incompleta e una vasta gamma di condizioni neurologiche possono essere erroneamente confuse con un Disturbo di Conversione.

Tradizionalmente, il termine conversione deriva dall’ipotesi che il sintomo somatico presentato dal soggetto, rappresenta la risoluzione simbolica di un conflitto psicologico inconscio, che riduce l’ansia e che serve a tenere il conflitto fuori dalla coscienza e questo, in qualche modo, porta al paziente un Guadagno Primario.

Il soggetto può trarre dal sintomo di Conversione anche un Guadagno Secondario, il che significa che possono essere ottenuti benefici esterni o evitati impegni e responsabilità sgradevoli a causa della condizione patologica.

Devono esserci stati, comunque, dei fattori psicologici associati con l’esordio o l’esacerbazione e, quindi, una stretta relazione temporale tra il conflitto o il fattore stressante e l’esordio o l’aggravamento del sintomo.

Attraverso una accurata valutazione del soggetto, del contesto in cui il sintomo si è sviluppato e uno studio dei possibili vantaggi esterni, si può arrivare ad avere una buona visione del Disturbo di Conversione e delle sue cause. Per questo potrebbe essere utile completare i dati riportati dal soggetto aggiungendo fonti supplementari di informazione dal coniuge, dai familiari o dalle cartelle cliniche.

I soggetti con i sintomi di Conversione possono mostrare la “belle indifference“, cioè una relativa imperturbabilità rispetto alla natura e alle implicazioni della sintomatologia, oppure possono presentarsi con una modalità comportamentale e di esposizione drammatica o istrionica.

Siccome questi soggetti sono spesso suggestionabili, i loro sintomi possono modificarsi o risolversi sulla base di fattori esterni. I sintomi possono divenire più frequenti a seguito di condizioni esterne di stress psicosociale.

Nel corso del trattamento possono intensificarsi il grado di dipendenza e l’adozione del ruolo di malato.

I disturbi associati comprendono i Disturbi Dissociativi, il Disturbo Depressivo Maggiore e i Disturbi di Personalità: Istrionico, Antisociale, Borderline e Dipendente.

L’esordio del Disturbo di Conversione varia generalmente dalla tarda fanciullezza alla prima età adulta, raramente si verifica prima dei 10 anni o dopo i 35. È generalmente acuto ma può manifestarsi anche una sintomatologia graduale.