Episodio Depressivo Maggiore

L’Episodio Depressivo Maggiore è caratterizzato da un umore persistentemente e gravemente depresso, per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, per almeno 2 settimane, e almeno 5 dei seguenti sintomi di cui uno dei primi due deve essere sempre presente:

  • Umore Depresso
  • Perdita degli Interessi 
  • Perdita o Aumento di Peso o Riduzione o Aumento dell’Appetito
  • Insonnia o Ipersonnia
  • Agitazione o Rallentamento Psicomotorio
  • Faticabilità o Mancanza di Energia
  • Sentimenti di Autosvalutazione o di Colpa
  • Ridotta Capacità di Pensare o di Concentrarsi o Indecisione
  • Pensieri Ricorrenti di Morte o Ideazione Suicidaria

I sintomi inoltre devono causare disagio significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti della vita dell’individuo. Non devono essere dovuti agli effetti di una sostanza, come droghe o farmaci, e non devono essere dovuti ad una condizione medica generale. Infine non devono essere giustificati da una condizione di Lutto e cioè, dopo la perdita di una persona amata.

L’Episodio Depressivo Maggiore si può presentare in maniera isolata o ricorrente.

L’insorgenza dell’episodio è spesso preceduta da sintomi che preannunciano l’episodio, come: labilità emotiva, insonnia, calo degli interessi, inappetenza che durano da alcuni giorni e che possono essere attribuiti dal paziente a eventi stressanti recenti o a eventuali malattie somatiche; tali sintomi se correttamente identificati dal paziente possono aiutarlo, nei possibili episodi successivi, a richiedere più tempestivamente l’aiuto dello specialista.

La durata dell’Episodio Depressivo, se non trattato, è generalmente dai 6 ai 12 mesi, se supera i due anni si parla di cronicizzazione dell’Episodio.

Le manifestazioni dell’Episodio Depressivo Maggiore interessano l’umore, le funzioni cognitive, quelle somato-vegetative e la psicomotricità.

L’abbassamento del tono dell’umore con tristezza, disperazione e con un sentimento di dolore morale non sembrano essere influenzabili da interventi esterni di incoraggiamento o consolazione ed è spesso accompagnato da Anedonia, cioè una perdita di interessi e di piacere con sentimenti di indifferenza, inadeguatezza, vuoto e mancanza di sentimenti. Possono coesistere ansia e preoccupazione per possibili eventi negativi e somatizzazioni diffuse.

I sentimenti di tristezza non sono a volte compresi o sono sottovalutati, oltre che dagli altri, dallo stesso paziente. È più facile, da parte del paziente, percepire i sintomi somatici orientando la ricerca della causa del malessere verso malattie fisiche, più facilmente affrontabili e risolvibili rispetto ad una condizione depressiva. In questo meccanismo intervengono anche pregiudizi culturali rispetto alla patologia psichiatrica. La depressione può, quindi, non essere riconosciuta del tutto o erroneamente interpretata come malattia di tipo fisico.

La riduzione o la perdita di piacere e di interessi per il lavoro, le attività ricreative, la frequenza degli amici, i passatempi prediletti, sostituiti da un penoso sentimento di indifferenza o distacco è uno dei due requisiti fondamentali per la diagnosi di Depressione. Benché l’abbassamento del tono dell’umore e la riduzione degli interessi siano due sintomi associati possono anche presentarsi separatamente mentre l’ansia, anche molto intensa, non è fondamentale per la diagnosi.

Manifestazioni molto spesso presenti nel quadro depressivo sono i sentimenti di rabbia, irritabilità che possono “mascherare” l’alterazione del tono dell’umore dando al quadro clinico un aspetto Disforico.

Il rallentamento psicomotorio, la perdita di interessi e di iniziative, la difficoltà a distogliersi dalle frequenti rimuginazioni sul passato con sentimenti autosvalutativi e di colpa possono interferire con l’esecuzione delle normali attività, anche il semplice  compilare la lista della spesa, leggere il giornale, guardare la televisione possono risultare impossibili per la mancanza di concentrazione, per la perdita di interesse e per la sensazione di mancanza dell’energia necessaria. Davanti all’inerzia e all’apatia del paziente, al suo distacco e disinteresse per tutto, i familiari possono scambiare per “cattiva volontà” o “pigrizia” quello che è una reale e grave condizione patologica.

L’esperienza del tempo è alterata con sensazioni di un presente dilatato e immutabile, di un passato segnato da errori o colpe non riparabili, di un futuro percepito come inesistente o comunque privo di speranza con la scomparsa di ogni progettualità.

Nella Depressione sono criticamente compromessi i sentimenti dell’autostima, della fiducia di base che forniscono senso e valore all’esistenza. La capacità di provare speranza, di poter ottenere il perdono per i propri “errori” o mancanze, compresa la speranza che questi errori o i danni siano “riparabili” viene meno.

I pensieri sono dominati da tristezza, da sentimenti di incapacità, autosvalutazione e di colpa. Il paziente si sente responsabile dei suoi disturbi e della loro persistenza, da preoccupazioni economiche, ipocondriache e d’inguaribilità, da pensieri di autoaccusa e di morte, arrivando anche al desiderio di morire o  a ideazione suicidaria, che possono variare grandemente per gravità, rischio e consapevolezza del loro rapporto con la Depressione. Il suicidio è vissuto come l’unica possibile liberazione dalla sofferenza, come “espiazione delle colpe” o in risposta alla convinzione che non sia possibile essere aiutati.

In questi casi è necessario un franco confronto su questo tema con domande esplicite sia pure con il tatto necessario. Deve essere sfatato il luogo comune, assai diffuso, che sollevare questo argomento possa stimolare il paziente a mettere in atto il comportamento suicida. Al contrario, non affrontare l’argomento priva il soggetto del sollievo di poter comunicare tali angosce e, vincendo i sentimenti di vergogna, ottenere l’aiuto dei coniugi, dei familiari e del medico.

Infine, possono verificarsi variazioni dei sintomi nell’arco della giornata, con peggioramento mattutino e miglioramento serale, dopo il tramonto.

La risoluzione dell’Episodio Depressivo comporta una graduale riduzione dei sintomi con possibili fluttuazioni nelle fasi finali tra giorni in cui la sintomatologia migliora ed altri in cui nuovamente peggiora.

Nel 30- 60% dei casi può rimanere una blanda sintomatologia residua consistente in: irritabilità, labilità emotiva, malumore, eccessiva dipendenza dagli altri.

Molti dei soggetti che sono stati colpiti da un primo Episodio Depressivo hanno una probabilità del 50% di svilupparne altri.

Episodio Depressivo Maggiore Cronico. Si parla di cronicizzazione della sintomatologia se questa perdura oltre i due anni, cioè non vi è mai stata una completa remissione dei sintomi. Il quadro clinico comprende soprattuto ansia, insicurezza, astenia, somatizzazione, difficoltà di concentrazione, sentimenti di inadeguatezza, riduzione degli interessi. Il difetto depressivo consiste in labilità emotiva, ipersensibilità alla frustrazione con conseguente difficoltà nell’adattamento sociale e lavorativo.

L’Episodio Depressivo Maggiore si può presentare, nei casi più gravi, con manifestazioni psicotiche cioè con deliri e allucinazioni. I deliri posso essere congrui con l’umore e con le tematiche ad esso associate oppure, meno frequentemente, incongrui con l’umore, ad esempio con deliri di persecuzione. Possono essere presenti allucinazioni uditive, gustative, olfattive o corporee. È importante riconoscere queste manifestazioni per non sottovalutare la gravità dell’episodio ed il relativo idoneo trattamento. Infatti, soprattutto i deliri congrui al tono dell’umore, possono essere scambiati per semplici dichiarazioni pessimistiche o di sfiducia fuorviando il medico ed il trattamento da suggerire.

Altre due forme di Episodio Depressivo Maggiore sono:

Episodio Depressivo Maggiore ad Esordio nel Postpartum

Episodio Depressivo Maggiore ad Andamento Stagionale